è un titolo nato dalle tante volte che mi sono dovuto fermare, a volte per scelta, a volte per obbligo

Il Libro

Ho imparato ad aspettare

Come definire ciò che avete tra le mani: un libro, un diario, un’autobiografia, un memoir , un puzzle, uno zibaldone, un guazzabuglio?
Non sono uno scrittore, questa è la premessa di tutto.
Queste pagine, ecco!
Queste pagine nascono in un momento in cui mi sono fermato, mi sono guardato indietro e ho scoperto come la mia vita non sia stata proprio “il solito tran tran“, ma un cammino lungo e faticoso (come per la maggior parte degli esseri umani) fatto di momenti estremi, di morti e di rinascite, di incontri abbandoni, di malattie e dolori, di viaggi, di fughe e soprattutto di ritorni a casa.

Pensando tutto ciò mi sono domandato se non valesse la pena tentare di raccontare ciò che mi è accaduto in questi sessant’anni di permanenza sul pianeta.
Per offrire un ricordo ai miei figli prima di tutto, a mia moglie, i parenti e gli amici più stretti.
Come dire, “non ho mai avuto l’occasione di raccontarvi tutta la mia vita, così ve la scrivo“.
Ma non solo.

Volevo anche cercare di trasmettere qualcosa di ciò che ho imparato:
che la vita non dovrebbe essere presa sempre troppo seriamente, il che non significa superficialità ma leggerezza…;
che anche i progetti più incredibili che abbiamo davvero nel cuore possono realizzarsi e che a volte, anche se questo non succede, il senso sta nella semina riuscita più che nel raccolto mancato…;
che bisogna saper accettare quello che ci capita nel bene e nel male, senza ostinarsi a dare un significato a ciò che non riusciamo a comprendere…;
che pensare di essere padroni delle nostre vite e dei nostri destini è arrogante, che siamo strumenti nelle mani di Qualcuno…;
che anche quando tocchiamo la morte con mano, una rinascita ci attende…;
che per vivere, per imparare, e soprattutto per imparare a vivere, ci vuole tanta pazienza.

I tempi di scrittura sono stati più lunghi del previsto.
Ho iniziato buttando giù idee, spulciato i miei vecchi diari alla ricerca di nomi,  date, numeri, ho cominciato a scrivere e poi mi sono fermato, ho messo tutto nel cassetto, ho ricominciato, mi sono bloccato di nuovo, e via così per cinque anni, a piccoli passi, aggiungendo togliendo.
E alla fine, anche questa esperienza -per me nuova- mi ha confermato che il titolo era azzeccato.
Ho imparato ad aspettare è un titolo nato dalle tante volte che mi sono dovuto fermare, a volte per scelta, a volte per obbligo, e che mi hanno fatto capire quanto sia importante l’attesa, ma anche quanto sia bello aspettare chi è dietro di noi, o aspettare che gli eventi avvengano seguendo criteri che il più delle volte non corrispondono ai nostri.

Grazie per la pazienza che avrete e buona lettura.

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