è un titolo nato dalle tante volte che mi sono dovuto fermare, a volte per scelta, a volte per obbligo

Domande frequenti

Come vivono i figli il loro allontanamento dai loro genitori ?

D’impulso il primo pensiero che mi viene in mente, è il senso di colpa . Si, il senso di colpa che i figli provano per essere stati allontanati dai loro genitori. Anche se questo può sembrare una contraddizione in realtà non lo è. Provo a tradurre il concetto in situazione reale da noi vissuta più volte. Immaginiamoci un bambino catapultato in poche ore da casa sua in un’altra casa. Allontanato dai propri genitori per andare a vivere con dei perfetti sconosciuti. Da un contesto, seppur di degrado, ma a loro familiare, in un altro, seppur bello, attraente e con tanti giochi, ma completamente sconosciuto. Sarebbe uno schock anche per noi adulti ! Il primo impatto è di stupore, di curiosità e se l’ambiente e le persone sono particolarmente accoglienti, all’inizio è abbastanza semplice. Basta però aspettare la prima sera, l’ora in cui si va a nanna, per far emergere la tristezza, l’angoscia, la paura. Sentirsi dare la buona notte, seppur affettuosa, da una persona sconosciuta è comunque una situazione davvero difficile da gestire per un bambino. A noi è capitato che i primi 6-7 giorni sono stati apparentemente normali. Nel cuore del bambino la speranza di tornare a casa dopo qualche giorno era quasi certezza: non avevano dubbi, gli è stato detto “tranquillo, vivrai in questa famiglia per un pochino e poi quando i tuoi genitori avranno sistemato le loro cose , tornerai a casa”. Quando però il periodo dell’accoglienza ha cominciato ad allungarsi e la confidenza tra il bambino e la coppia accogliente ad aumentare, ecco scattare le dinamiche più svariate. Esce la rabbia, si fanno i dispetti più impensati, capricci a non finire, i “tu non sei mia mamma , lasciami stare !” gridati a più non posso. E poi , come se si stessero scaricando le pile, il crollo ! L’abbandono del bambino tra le braccia della mamma o del papà affidatari. “Ecco è colpa mia se i miei genitori mi picchiavano sempre. E se non andavo mai a giocare con i miei amici è perché sono cattivo.” E ancora “è colpa mia se mi davano sempre quelle pastiglie per stare tranquillo, perché sono un bambino cattivo e monello, che non sta mai fermo !” . Non è finita: “ è colpa mia se mi hanno fatto venire qui, perché non sono bravo, quindi non mi merito papà e mamma !”. Potrei andare avanti per altre quattro ,cinque righe. Credetemi assistere a questi momenti è molto faticoso. Poi però, giorno dopo giorno, con una pazienza oceanica (che non sempre però c’è) e tanto, davvero tanto amore, succede il miracolo ! Il bambino si comincia a fidare, si sente amato e voluto bene, accettato per come è , anche con le sue monellerie e con la possibilità di sbagliare anche più volte . In quei momenti ti rendi conto che il nostro ruolo di genitori accoglienti è quello di fare ai bambini iniezioni di stima. E’ questo che, insieme all’amore e l’affetto, li aiuterà a crescere sufficientemente sani. Dico sufficientemente perché questo è già un bel traguardo.

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