Affido, poi il bambino va via, Come superare lo shock?

Prima di rispondere è d’obbligo fare una premessa. Dobbiamo innanzitutto domandarci cosa ci spinge o ci ha spinto ad accogliere un bambino in affido familiare, qual’è la molla iniziale che ci ha fatto decidere.
In realtà non ci sono risposte giuste o sbagliate, ma ci sono alcune motivazioni che fanno sì che l’affido si trasformi anziché in una bellissima esperienza di accoglienza in un esperienza faticosa, molto faticosa se non addirittura in un qualcosa da non ripetere. Penso a quelle coppie che attraverso l’affido hanno cercato una scorciatoia per adottare, oppure il forte bisogno, seppur lecito, di avere un bambino a tutti i costi. Non c’è nulla di illecito in tutto questo e neanche è possibile giudicare nessuno per le proprie motivazioni, ma l’esperienza ci insegna che chi ha iniziato un percorso di affido con questi presupposti e non con uno spirito di servizio nei confronti di quel bambino , vivrà la partenza del bambino dalla propria famiglia, con grande fatica e un dolore a volte insopportabile. Infatti la motivazione principe nel mettersi a disposizione in modo TEMPORANEO verso quel bambino deve essere esclusivamente quella di un adulto che decide di accompagnarlo per il periodo necessario nella sua crescita, farsì che un domani abbia le ali abbastanza robuste per fargli prendere il volo. Impegnarsi affinchè diventi un adulto sano, accogliente, forte di fronte alle difficoltà. Ecco quindi che lo shock si supera solo se le nostre motivazioni sin dall’inizio sono state oneste, vere. Se a questo aggiungiamo la consapevolezza di vivere un esperienza che ha il solo scopo di accompagnare e sostenere un bambino, alla fine ci porteremo a casa una grande ricchezza. Avremo fatto centro perchè proveremo felicità per il bambino che potrà tornare dai suoi genitori. Ecco come superare lo shock: pensare che siamo stati per quel bambino un pezzo importante della sua vita creando un legame che anche a migliaia di chilometri nessuno potrà mai annullare.